Alessandro Vullo

No me hace falta
“No me hace falta” è un modo di dire spagnolo difficile da tradurre letteralmente in italiano. Esprime un concetto semplice ed al contempo molto forte, quello del non aver bisogno, di star bene con quello che si ha. È una frase che si sente dire spesso se ci si avventura tra le colline dell’Alpujarra, nella provincia Andalusa di Granada. C’è un posto in particolare, dove questa frase la si sente dire molto più spesso e con una forza diversa. È la comune di Beneficio, dove circa centocinquanta persone hanno scelto di vivere in una maniera che a gran parte della società “civilizzata”potrebbe sembrare assurda. A Beneficio la luce è quella del sole e delle candele, si mangia ciò che la terra e la fatica offrono, poca roba si butta, tutto si ripara. Il benessere di queste persone non deriva da una rinuncia, ma da una serie di scelte, a volte molto difficili, ma che permettono loro di esser “liberi di non aver bisogno”. Beneficio è uno dei luoghi in cui mi sono recato alla ricerca di “alternative” a quella che ho sempre vissuto come una realtà per troppi versi imposta. Non una ricerca della felicità, ma di soluzioni e di libertà.

Biografia

Alessandro nasce a Palermo, nel 1987.

Terminato il liceo classico, tra viaggi inaspettati, varie esperienze lavorative e rocambolesche sessioni d’esame, finisce per laurearsi in Scienze della Comunicazione presso l’università di Catania, città che diventa qualcosa di simile ad un posto da chiamare casa.

L’altra metà del cuore la lascia a Granada, luogo benedetto dove, tra un the alla menta  e la melanconia del flamenco, si appassiona alla Rayuela ed impara le regole del suo gioco del mondo.

Da due anni vive a Milano, lavorando come assistente di studio free lance e presso l’Istituto Italiano di Fotografia, dove frequenta il secondo anno del corso superiore professionale.

Andrà avanti fino a quando non ci saranno nuove strade da percorrere e nuove storie da e raccontare.

“Credo che la fotografia sia un ottimo mezzo per raccontare storie e conservarle nella memoria di tutti coloro che, in questo mondo povero di tempo, abbiano voglia di fermarsi un attimo per ascoltarle.”

Alessandro Vullo

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